Cucurbita Sapiens

Mostra culturale e didattica,
ripercorrendo la storia
che lega l’Umanità ad un frutto.

Cucurbita Sapiens

Cucurbita Sapiens è una mostra culturale che racconta la storia d’amore tra l’Umanità e un frutto:
la Lagenaria.
La zucca Lagenaria prende questo nome dalla parola lagenos, che in greco vuol dire contenitore.
A differenza di altre zucche è di scarso valore alimentare ma ha la particolarità di seccare naturalmente, perdendo la morbida polpa e offrendo in cambio una buccia dura e legnosa.
Caratteristica essenziale ed unica, che ha fatto sì che venisse usata,
fin da tempi remoti, come contenitore, bottiglia e molto altro;
Diventando così una presenza costante nella storia sociale, culturale e tecnologica di Homo Sapiens.

Parlando di botanica, la Lagenaria è pianta annua e rampicante, con fusto erbaceo, peloso e cavo che può raggiungere anche i 10 m di lunghezza, serpeggiando sul suolo, sui muri e sui portici.
Le foglie sono molto grandi e dall’aspetto palmato.
Emanano un odore dolce e voluttuoso e sono ricoperte da una sottile peluria.
Questa zucca è una pianta monoica, porta in sè sia i fiori femminili che quelli maschili che sono bianchi e grandi. Questi ultimi, si aprono all’imbrunire pronti ad essere impollinati dagli insetti, in special modo dall’interessante “farfalla colibrì” che con la sua lunga spiritromba pare fatta apposta per i fiori della Lagenaria.
Produce frutti sodi e forti di infinite forme, che prima i seccare sfoggiano una vasta gamma di colori verdi,
per poi esplorare i toni del giallo e dell’arancione una volta secchi.
Contengono molti semi resistenti e durevoli.

Si suppone che la lagenaria sia stata una della prime piante ad essere coltivate.


È difficile stabilire con certezza quale sia stato il suo luogo di origine e come si sia diffusa
in quasi tutto il mondo.
A tal proposito sono stati svolti negli anni diversi studi di ricerca volti a scoprire il possibile percorso di diffusione seguito nei secoli dalla lagenaria.
Il ritrovamento in una zona dello Zimbabwe di alcuni esemplari di lagenaria allo stato selvatico fa supporre che in queste terre l’ortaggio abbia avuto un habitat ideale per il suo sviluppo e che quindi possa essere proprio l’area sud-orientale
dell’Africa il suo paese d’origine.

Reperti archeologici datati 11.500 anni fa rivenuti nella “Grotta degli Spiriti”, che si trova nel nord della Thailandia potrebbero far presumere che nel continente asiatico
sia avvenuta invece la fase di addomesticamento.
Ma le tracce della Lagenaria non si fermano nel continente Asiatico e Africano.

Sono stati ritrovati resti anche in Messico, nella “grotta di Ocampo”, risalenti a 9000 anni fa.
Questo fece sorgere molti dubbi sul come la lagenaria possa aver raggiunto le terre americane a partire da Asia ed Africa, probabilmente parzialmente trasportata dagli umani durante le loro migrazioni.

Dopo diversi confronti, l’ipotesi finora più avvalorata è che la lagenaria abbia galleggiato sulle acque dell’Oceano Pacifico e sia stata trasportata dalle correnti marine; tale modalità di trasporto potrebbe esser stata resa possibile grazie alla peculiare buccia dura e legnosa che avrebbe preservato i semi e i germogli interni dal contatto con l’acqua marina.
Negli anni ’50 un paleobotanico americano fece un curioso esperimento:
lasciò galleggiare una lagenaria in una vasca piena d’acqua leggermente salata per un anno intero;
dopo di che ne estrasse i semi e li conservo altri per 6 anni.
Trascorso questo tempo osservò che una parte di essi conservavano ancora il loro potere germinativo.

Questo confermerebbe la capacità della lagenaria di compiere lunghe “migrazioni” via mare,
colonizzando così spontaneamente le varie parti del pianeta.

I frutti della lagenaria destarono l’interesse di Homo Sapiens, non tanto come fonte nutritiva, ma piuttosto per le loro particolari caratteristiche fisiche.
A maturazione completa il loro interno risulta cavo, privo di polpa e con la presenza dei soli semi, mentre la buccia diventa molto dura, rigida e legnosa.
Osservando quest’aspetto così esclusivo dei frutti di Lagenaria si intuì che essi potevano trasformarsi in utilissimi contenitori da sfruttare per il trasporto o la conservazione di prodotti liquidi,
acqua in primis, o solidi di varia natura.
Quindi la lagenaria è una zucca che contiene e galleggia.
 
Zucca da vino, zucca del pellegrino, zucca del pescatore.
Questi sono i nomi più usati in italia e rappresentano alcuni tra i suoi utilizzi.
Fino a non tanto tempo fa c’era anche chi preferiva proprio le zucche per la conservazione del vino poichè hanno anche la qualità di mantenerlo fresco al suo interno;
nella pesca venivano usate come contenitori per il pescato e come galleggianti nelle reti.
C’è anche chi ha imparato a nuotare aggrappandosi a una zucca.

La lagenaria è una zucca sonora, una volta essicata basta svuotarla, e già suona, facendoci sentire il suono del suo contenuto che picchia sulle sue pareti.
Se la apriamo e togliamo i semi per usarla come fiasco e la colpiamo sul fondo produce un bel suono basso e diventa un’ ottima percussione, un bel esempio di questo tipo di strumenti è l’ipu heke Hawaiano.
Può anche fungere da fusto per molti tamburi, ad esempio il tamburo barà dell’Africa occidentale.
Funge da ottimo risuonatore, in innumerevoli culture:
Nelle marimbe africane e sudamericane, viene posto sotto le barre;
Amplifica il suono come nel berimbau brasiliano;
Funge da cassa armonica in strumenti come il sitar indiano;
Proietta il suono com la sua naturale scampanatura, quando è all’estremità di molti strumenti a fiato.
Questi sono solo alcuni esempi.
Se aguzziamo la vista, strumenti come chitarra o il violino, con le loro linee tondaggianti,
ne ricordano la forma.

Le forme rotonde di una generosa zucca richiamano i segni della fertilità, dell’abbondanza, della nascita.
In Laos, ad esempio, le genti fanno risalire le loro remote origini a delle enormi zucche, appese all’asse del mondo (la grande Liana, come viene chiamata laggiù), da cui nacquero i progenitori degli uomini.
La stessa idea, a ben vedere, l’hanno avuta i Taoisti con le cosiddette zucche celesti, grandissime ed esistenti prima del mondo; nella loro pancia, custoditi da millenni, contengono tutti i generi umani, tutte le innumerevoli varietà di riso esistenti sulla Terra e i manuali delle scienze segrete.
Il progenitore del popolo cinese, secondo la leggenda, si chiamava P’an-ku e un giorno gli fu concesso di sopravvivere a un grande diluvio.
P’an-ku trovo rifugio in un gigantesca zucca.
Da quel giorno le zucche crescono anche nelle isole degli immortali: procurandosi un passaggio per mezzo di esse, dalla Terra ci si può avvicinare al regno dei beati e raggiungere il cielo.
Queste zucche sono anche utilizzate come contenitori per le erbe curative, dagli uomini medicina sia in africa che nelle americhe.

La Lagenaria è un viaggio nelle culture dei popoli ed ha accompagnato l’umanità nella sua evoluzione culturale.
E’ contenitore, strumento musicale, fa magie ed è compagna dei nostri gesti più semplici, suggerendo forme e soluzioni pratiche ed estetiche.
Questo percorso è il frutto di una ricerca che dura da circa 20 anni e che Cristina Bolla e Danilo Raimondo stanno ancora compiendo; coltivando, studiando, lavorando e suonando questo meraviglioso vegetale.
Gli oggetti esposti sono costruiti interamente a mano.
Alcuni sono riproduzioni di oggetti appartenenti alle varie culture del mondo, altri sono libere interpretazioni e altri ancora sono invenzioni originali.

Vogliamo ringraziare la natura per averci regalato questa straordinaria Cucurbita Sapiens.


La mostra Cucurbita Sapiens è adatta a un pubblico di tutte le età, .
Se siete interessati a portare nel vostro spazio questa esposizione, contattateci.

“Se tu fossi in un gran pelago e fossi per affogare
qual vorresti avere addosso
o’l vangelo di santo Giovanni
o la zucca da notare?”

– F. Sacchetti